Ad Alzano Scrivia, il mio paese d’origine c’è un monumento dedicato ai caduti. Il monumento fu eretto negli anni ‘30 dagli abitanti di Alzano e dedicato ai Caduti della prima guerra mondiale. Fu posto all’ingresso del paese, nell’allora unica strada di accesso. Al termine della seconda guerra mondiale,  venne sostituita la lapide originale con una riportante anche i nomi dei Caduti della seconda guerra mondiale. La forma è di obelisco su cippo.
L’obelisco originale era un monolite in roccia del Carso. Il materiale fu scelto per ricordare il sacrificio dei soldati che combatterono e morirono per la Patria e proprio sul Carso si svolsero cruente battaglie. La scelta dell’obelisco sta a significare lo slancio verso il cielo, verso Dio. Significativa la frase riportata sulla lapide per onorare i caduti: “A VOI LA GLORIA A NOI L’ESEMPIO”. Ogni anno il 4 Novembre vengono ricordati i Caduti con una cerimonia pubblica in cui viene deposta una corona di alloro alla memoria ed il Sindaco legge ad alta voce i nomi dei Caduti alzanesi e ad ogni nome pronunciato le persone partecipanti alla cerimonia rispondono: PRESENTE!.

Ricordo che tanti anni fa scrivevo per un giornale locale, e mi chiesero di andare ad intervistare un’autorità che partecipava alla cerimonia. Non ricordo più chi fosse ma so che finimmo a parlare della denuclearizzazione.

Il monumento si trova proprio di fronte a dove un tempo c’era la casa dove vivevo. Era contornato da alberi, credo gelsi e sempre in ombra. Ci si può sedere comodamente perché la base di cemento che lo contorna è piuttosto larga. Non so quanti bambini e adulti si sono seduti e appartati in quel luogo. C’era la parte dietro che era abbastanza nascosta dalla strada e di notte non ti vedeva nessuno.

Da bambini andavamo al monumento e stavamo lì ore a giocare. Erano giorni bellissimi. Era un ritrovo magico direi.
Dalla finestra di casa mia si vedeva bene il monumento e non vi nego che qualche volta ho spiato le coppiette che si ritrovavano lì rubandosi qualche bacio. Una volta ricordo che ero bambina e io e alcune amiche stavamo sedute davanti al monumento. C’era una ragazzina che non mi stava simpatica, anche se la conoscevo solo di vista e cominciai a criticarla.

Dopo poco sbucarono da dietro proprio lei e il suo fidanzatino. Divenni rossa come un pomodoro. Lei non mi disse nulla ma mi guardò come se volesse fulminarmi. Da allora imparai la lezione. Credo che poi in seguito diventammo pure amiche.

Ho perfino una fotografia di me bambina fatta su quel monumento. Probabilmente mio fratello Pietro, Teto, mi aveva messo sopra e poi aveva fatto foto. Avevo il braccio ingessato perché ero caduta dalla scala e mi ero rotta la spalla.

Ricordo poi una cara ragazza che aveva qualche anno in più di me. Questa ragazza era di una bontà unica. Quel sorriso e quella risata contagiosa. Ci lasciò prematuramente tanti anni fa. Era ancora nel pieno della sua giovane età. Annegata. Forse. Quando passo davanti al monumento o lo vedo in foto la prima persona a cui penso è lei. Ricordo ancora come fosse adesso un pomeriggio estivo, lei abbracciata al suo amore, e quei baci appassionati, ormai svaniti.

Quel monumento posso dire che è nato per ricordare i caduti ma anche per ricordare i tanti amori che sono nati proprio lì sotto quegli alberi. In fondo dare la vita per la propria patria è o non è un gesto d’amore?

Angela Megassini

#angelamegassini

@angelamegassini

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